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Italia, 27.03.2025

Chiare, fresche, dolci o quasi: il trattamento delle acque in Italia

Obbligatorio da decenni in base alle normative comunitarie, il trattamento delle acque reflue in Italia sta crescendo rapidamente ma ha ancora ampi margini di miglioramento.
Chiare, fresche, dolci o quasi: il trattamento delle acque in Italia

Nonostante il made in Italy sia molto apprezzato anche in questo segmento, la diffusione degli impianti di depurazione non è capillare come dovrebbe essere. La crescente consapevolezza riguardo al problema e la pressione dell’opinione pubblica costituisce peraltro un incentivo alla domanda, supportata da fondi pubblici nazionali e comunitari. All’efficienza degli impianti contribuiscono i fornitori di componenti come Mayr, con un’offerta di soluzioni ideali per le esigenze del settore.

Il sistema idrico italiano ha aspetti poco noti, o volutamente rimossi perché non confortanti, come la dispersione dell’acqua potabile negli acquedotti o la gestione delle acque reflue. I dati su quest’ultimo aspetto sono in effetti inquietanti: in Italia una percentuale significativa della popolazione non è servita da fognature collegate a impianti di depurazione. Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani 2022 dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), circa il 18% della popolazione italiana è coperta da un servizio di depurazione delle acque reflue inadeguato, in quanto non conforme agli standard comunitari.

La situazione è critica e non riguarda solo piccole realtà isolate, ma interessa anche aree di grande rilevanza economica e turistica come parti della Costa Smeralda in Sardegna o della Costiera Amalfitana. Eppure, le normative europee in materia sono chiare e risalgono a decenni fa. La Direttiva 91/271/CEE, approvata nel 1991, stabilisce gli obblighi per gli Stati membri in merito alla raccolta, al trattamento e allo smaltimento delle acque reflue urbane. In particolare, la direttiva imponeva che tutte le aree con più di 2.000 abitanti fossero dotate di sistemi di depurazione entro il 31 dicembre 2000, mentre per i centri più piccoli la scadenza era fissata al 2005. Nonostante ciò, l'Italia è ancora in ritardo nel rispetto di questi obblighi, tanto da subire procedure di infrazione da parte dell'UE e multe milionarie.

Fortunatamente la tendenza è verso un lento ma costante miglioramento, anche grazie a fondi pubblici nazionali e finanziamenti comunitari, come quelli previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede stanziamenti per interventi mirati a potenziare le reti fognarie e gli impianti di depurazione, con un'attenzione particolare alle regioni del Mezzogiorno. Questi investimenti mirano non solo a rendere più efficace la depurazione delle acque reflue, ma anche a trasformare gli impianti esistenti in "fabbriche verdi" capaci di recuperare energia e materiali, oltre a riutilizzare le acque depurate per scopi irrigui e industriali: un passo significativo verso l'economia circolare, consentendo il recupero di energia e di una materia prima preziosa come l’acqua.

 

Un mercato in crescita

Il mercato globale del trattamento delle acque reflue è in forte espansione, trainato dalla crescente attenzione alla sostenibilità ambientale e dalle normative sempre più stringenti. Secondo un rapporto di Global Market Insights, il mercato mondiale delle tecnologie per il trattamento delle acque ha raggiunto un valore di oltre 50 miliardi di dollari nel 2023, con una previsione di crescita annuale composta (CAGR) del 6,5% fino al 2025.

Per quanto riguarda l’Italia, i dati più recenti di ANIMA indicano che il mercato interno, combinato con l’export delle aziende italiane, ha registrato una crescita del 5% nel 2023 rispetto al 2022. Le previsioni per il 2024 e il 2025 sono altrettanto positive, con un aumento stimato del 4-6% annuo, grazie agli investimenti in infrastrutture idriche e alla spinta verso soluzioni innovative e sostenibili.

 

Tipologie di impianti di depurazione in Italia

Nella Penisola gli impianti di depurazione delle acque reflue si basano su diverse tecnologie, che variano a seconda delle dimensioni dell’area servita, delle caratteristiche del territorio e della qualità delle acque da trattare. Tra le soluzioni più diffuse troviamo gli impianti a fanghi attivi, che utilizzano microorganismi per degradare le sostanze organiche presenti nelle acque reflue; gli impianti a letto percolatore, dove i batteri che depurano l’acqua crescono su un supporto solido come la ghiaia; le vasche di ossidazione, dove le acque sono aerate per favorire l’azione dei microrganismi, e le vasche di sedimentazione secondaria che separano i fanghi biologici dall’acqua trattata.

Le piante acquatiche sono invece utilizzate per filtrare e depurare le acque negli impianti di fitodepurazione, solitamente di dimensioni più contenute, mentre la filtrazione a membrane può essere impiegata in combinazione con i trattamenti biologici per migliorare la qualità dell’acqua trattata.

 

Il made in Italy piace

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sui Servizi Idrici (ONSII), circa l’80% degli impianti di depurazione in Italia è prodotto da aziende operanti sul territorio nazionale, che vantano una lunga tradizione nel settore e competenze riconosciute a livello globale. Tra le principali aziende italiane attive in questo campo si possono citare Suez Italia, Veolia Water Technologies Italia e FCC Aqualia, oltre a numerose PMI specializzate.

Le aziende italiane non solo soddisfano la domanda interna, ma esportano anche tecnologie e know-how in tutto il mondo. Secondo i dati di ANIMA (Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine), il settore delle tecnologie per il trattamento delle acque rappresenta una voce significativa dell’export italiano, con una quota di mercato rilevante in Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Si stima che circa il 40% della produzione nazionale di impianti di depurazione sia destinato all’export, con una crescita costante negli ultimi anni.

 

Le fasi del processo di depurazione

Il processo di depurazione delle acque reflue segue diverse fasi.  Nella fase di prelievo sono solitamente utilizzate griglie e dissabbiatori per rimuovere rispettivamente i materiali di grandi dimensioni e gli inerti come la sabbia. Segue il trattamento primario, dove apposite vasche di sedimentazione permettono ai fanghi di depositarsi mentre strumenti detti skimmer rimuovono oli e grassi galleggianti.

Nella fase di trattamento secondario le acque sono trattate utilizzando le tecniche viste in precedenza (fanghi attivi, letto percolatore, vasche di ossidazione o di sedimentazione secondaria), mentre il trattamento terziario consente un ulteriore affinamento mediante filtrazione a sabbia o a membrane, disinfezione con cloro ozono o raggi UV, e rimozione di nutrienti (azoto e fosforo) per prevenire il proliferare di alghe.

Infine la fase di gestione dei fanghi può comportarne l’ispessimento per ridurne il volume, la digestione anaerobica per stabilizzarli, la disidratazione per facilitarne lo smaltimento e infine il compostaggio o l’incenerimento.

Il processo si avvale di numerosi componenti e strumenti accessori, dalle pompe che movimentano le acque reflue tra le diverse fasi del trattamento ai sistemi di aerazione per fornire ossigeno ai microorganismi nelle vasche a fanghi attivi, dai sistemi di automazione e controllo che monitorano e regolano i parametri del processo come il pH e la portata delle acque, ai sistemi di stoccaggio per l’accumulo temporaneo di acque o fanghi.

 

Giunti e limitatori di coppia negli impianti di depurazione

Negli impianti di depurazione delle acque reflue, giunti e limitatori di coppia sono presenti in diversi elementi chiave della movimentazione dei fluidi e dei solidi.

Il controllo del movimento è infatti importante in varie fasi del processo di depurazione: basti pensare che le acque sono trasportate e miscelate usando pompe, nastri trasportatori e agitatori, filtrate con vagli e dissabbiatori, aerate con compressori e soffianti, mentre i fanghi sono trattati con centrifughe e filtri a pressione, senza tralasciare le pompe dosatrici per i reagenti chimici, le paratoie per la regolazione dei flussi e i raschiatori per la rimozione dei fanghi accumulati.

Per assicurare il corretto funzionamento del processo, prevenire guasti e ottimizzare l’efficienza è necessario usare giunti: fra i più apprezzati nell’industria, i giunti ad elastomero che compensano i disallineamenti fra motore e albero, e i limitatori di coppia che proteggono i componenti meccanici in caso di blocchi o sovraccarichi, ad esempio nei nastri trasportatori o nelle centrifughe.

 

Componenti ideali per il settore delle acque reflue

La depurazione delle acque reflue e il riutilizzo delle risorse idriche è un settore che da sempre interessa Mayr, non solo in quanto proficuo mercato di sbocco, ma per l’attenzione che l’azienda ha per l’ambiente e i processi che possono ridurre l’impatto della nostra presenza sul pianeta. Mayr ha quindi progettato numerosi prodotti con in mente le esigenze di questo settore, dove i giunti e limitatori di coppia Mayr sono molto apprezzati per la loro capacità di migliorare l'affidabilità e l'efficienza degli impianti.

Fra i prodotti dell’ampio catalogo Mayr più apprezzati dai produttori di impianti per il trattamento delle acque reflue, rientrano i giunti a elastomero ROBA-ES, i limitatori di coppia EAS-HT e EAS-HTL e i limitatori di coppia a frizione ROBA-slip hub. Vediamone in maggior dettaglio le caratteristiche.

I giunti a elastomero ROBA-ES, senza gioco, con innesto plug-in e con necessità di manutenzione praticamente nulle, sono utilizzati in sistemi di azionamento per pompe, miscelatori e aeratori. Assorbono vibrazioni dovute a carichi non omogenei, garantendo un funzionamento più fluido e riducendo l’usura dei componenti.

I limitatori di coppia EAS-HT e EAS-HTL, adatti per carichi gravosi, sono privi di gioco, torsionalmente rigidi e con elevata densità di potenza. Facili da montare, hanno minime necessità di manutenzione.

Disinnestandosi in caso di superamento della coppia limite, i limitatori di coppia EAS-HT ed EAS-HTL proteggono i motori e le trasmissioni dai sovraccarichi improvvisi che possono verificarsi, ad esempio, in caso di blocchi accidentali degli agitatori, evitando danni onerosi agli impianti.

I limitatori di coppia a frizione ROBA-slip hub , affidabili e compatti, sono ideali per applicazioni dove è necessaria una protezione continua contro sovraccarichi senza interruzioni del processo: consentono infatti lo slittamento controllato, mantenendo l’integrità del sistema.

Con i giunti e i limitatori di coppia Mayr, i componenti critici sono protetti da sovraccarichi e picchi di coppia, riducendo i tempi di fermo impianto non previsti e incrementando l’affidabilità dell’impianto, aspetto fondamentale in questo settore. Con lo smorzamento delle vibrazioni, l’usura meccanica si riduce, riducendo le necessità di manutenzione; l’efficienza migliora grazie a una trasmissione della coppia più fluida e controllata.

L'integrazione delle soluzioni Mayr negli impianti di trattamento delle acque reflue si traduce quindi in una maggiore sicurezza operativa, una riduzione dei costi operativi e una gestione più sostenibile delle risorse.

 

Dal 1897 Mayr, il partner affidabile per le tecnologie di azionamento e la trasmissione di potenza, offre soluzioni innovative alle migliori aziende dei più diversi segmenti dell’industria meccanica. Con la sua gamma completa di limitatori di coppia, giunti di trasmissione e freni di sicurezza, l’azienda è in grado di soddisfare rapidamente la maggior parte delle richieste; i tecnici Mayr sono a disposizione per fornire consulenze senza impegno relativamente al prodotto da scegliere o, se necessario, da realizzare su misura in tempi compatibili con le esigenze della produzione. Per ulteriori informazioni sulle soluzioni Mayr, è possibile contattare l'azienda telefonicamente al numero +39 049 8791020 o via mail (info@mayr-italia.it), o visitare il sito mayr.com/it.

 

Mayr Italia Srl
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